Tra i castelli ricetto della Valtenesi, il castello di Moniga, è sicuramente il meglio conservato e il più unitario per quanto riguarda la cinta esterna. Le case deposito interne, allineate lungo tre stradette parallele e rimaste residenza sino ai giorni nostri, hanno invece subito numerose trasformazioni che ne hanno alterato in parte la rusticità originaria. Al recinto, di forma pressoché rettangolare, si accede dall’unica porta ricavata sotto al mastio, oggi trasformato in campanile. Questo, all’interno, era ai tempi della sua edificazione con i livelli inferiori aperti per impedirne una facile occupazione da parte di eventuali aggressori. Posteriormente fu aggiunto il rivelino esterno, dotato di porta carraia e pedonale, oggi parzialmente modificato dall’abbassamento del livello stradale. Da notare, come anche in numerosi punti delle mura, che il piccolo recinto è dotato di feritoie lineari e rotonde, adatte all’uso rispettivamente di archi e frecce e di armi da fuoco, posizionate in modo da proteggere i fianchi del castello.
Le mura, ben conservate anche se con qualche perdita fra le merlature, sono protette da quattro torri rotonde agli angoli e da tre semicircolari alla metà dei lati. Anche queste sono tutte aperte verso l’interno e sono dotate di feritoie per la difesa fiancheggiante. Il camminamento di ronda, un tempo realizzato in legno ma oggi scomparso, sfruttava come appoggio l’assottigliamento della muratura al livello dei merli ed era sostenuto da puntoni infissi nell’ultimo giro dei buchi pontai utilizzati per le impalcature al momento dell’erezione delle mura. Questi, presenti su tre file sovrapposte, dovevano sostenere anche scale e pianerottoli per l’accesso al camminamento sommitale realizzate in prossimità di alcune feritoie inferiori ben visibili sul lato corto occidentale. Come tutte le postazioni difensive della zona era collegato visivamente con i vicini castelli di Soiano, Polpenazze e Manerba. E’ sorto isolato e ben distaccato dal borgo medievale a cui è oggi collegato dalla massiccia parrocchiale.
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