San Sivino risulta sconosciuto all’agiografia ufficiale e il suo culto pare connesso al gioco d’azzardo. Ecco l’ombra del maligno già insinuarsi e farsi leggenda. Attorno al 1200 Marco lavorava alacramente al proprio mulino, quando improvvisamente l’acqua venne a mancare. Non ricevendo aiuto dal Cielo, il mugnaio chiese udienza al demonio che, prima in veste di frate e poi di cavaliere, gli esibì un contratto che prevedeva guadagni assicurati in contropartita alla sua anima. Il patto fu siglato sulla pietra, con le impronte della mano del mugnaio e del piede del diavolo. Al tempo della vecchiaia, Marco – temendone le conseguenze – si rivolse a un sacerdote che esorcizzò la lastra e impresse una croce tra le due orme. La casa del mugnaio fu distrutta dalla collera del demonio che andò trasformando i denari in cumuli di paglia. Nella distruzione, l’anima fu salva. Non altrettanto si può dire della chiesa più antica di Manerba. Eretta sull’omonimo promontorio, la chiesa di San Sivino sta cadendo a pezzi nella solitudine del proprio isolamento. Circondata da proprietà private che ne sbarrano l’accesso e ripiegata sul proprio degrado, mantiene ben visibile in facciata la pietra del patto.
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