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La Nascita di Venere di Giuseppe Bezzuoli

La Nascita di Venere di Giuseppe Bezzuoli

La sala XX della Pinacoteca Tosio Martinengo, dedicata al Neoclassicismo, vede partire per il Musée National des Châteaux de Malmaison et de Bois-Préau i dipinti di Andrea Appiani che ospita abitualmente (la Madonna con Bambino dormiente del 1790 ca. e La toeletta di Giunone del 1810 ca.) e che figureranno all'importante mostra monografica Andrea Appiani (1754-1817). Le peintre de Napoléon en Italie (dal 16 marzo presso il Castello di Bois-Préau), curata da Rémis Cariel.

L'occasione ha così permesso di portare all'attenzione del pubblico, fino al prossimo 9 gennaio 2026, un'opera dell'artista Giuseppe Bezzuoli, recentemente esposta a palazzo Pitti alla mostra Giuseppe Bezzuoli (1784-1855). Un grande protagonista della pittura romantica.

L'opera
La Nascita di Venere di Giuseppe Bezzuoli (1784-1855) – a lungo menzionato negli inventari manoscritti e a stampa con titolo di Galatea – è un dipinto che, per i suoi caratteri formali, ma soprattutto per la sua storia collezionistica, porta i visitatori nel cuore della visione artistica e culturale di Paolo Tosio, fondatore della Pinacoteca cittadina, ed è protagonista di una storia di mecenatismo che si snoda tra Brescia, Firenze e Roma e che vede numerosi e illustri protagonisti, incluso (seppure idealmente) Raffaello. L'opera si presenta nella sua veste migliore dopo il restauro effettuato dallo studio Abeni Guerra in occasione dell'esposizione del 2022 alla mostra fiorentina.

La storia
Nel 1818 il conte bresciano Paolo Tosio commissionò al pittore fiorentino Giuseppe Bezzuoli una copia di importanti dimensioni della Scuola di Atene, affrescata da Raffaello nelle Stanze Vaticane, ora esposta nelle sale di rappresentanza di Palazzo Loggia. Erano quelli gli anni in cui il conte gettava le basi per fare della propria dimora un vero e proprio tempio del culto allora imperante per Raffaello, tanto che tra il 1821 e il 1823 la raccolta si sarebbe arricchita di due opere giovanili dell'artista urbinate L'Angelo e il Redentore. Nell'ottobre del 1819, annunciando al conte l'imminente arrivo a Brescia della cassa con la Scuola di Atene, Bezzuoli segnalò di avervi anche inserito una Nascita di Venere: un quadro di sua invenzione mandato con il solo intento di far conoscere "una piccola cosa" della sua pittura, dal momento che la commissione eseguita per Paolo Tosio non attestava che le sue abilità come copista.

Il dipinto sembra ispirato al Trionfo di Galatea affrescato da Raffaello alla Farnesina, del quale riprende la sinuosa figura femminile che avanza sulla conchiglia che le fa da cocchio, circondata da tritoni e delfini, sotto un cielo sereno animato da putti e su un mare calmo e trasparente, sulla cui superficie è sospinta da una leggera brezza che si legge appena nel gonfiarsi elegante dei panneggi. Nonostante una generale differenza di tono – il festoso corteo raffaellesco è qui bloccato da Bezzuoli in una luce fredda e in una cromia brillante e quasi smaltata secondo lo stile della pittura francese dell'epoca, così come il gusto per certi dettagli di raffinata eleganza, a cominciare dal ramo di corallo che il tritone porge omaggio alla dea – il richiamo al celebre modello pare evidente.

L'innocuo stratagemma messo in atto da Bezzuoli per promuovere la sua pittura ebbe successo e il quadro entrò nelle sale della casa di Paolo Tosio, che si andavano via via riempiendo di capolavori del classicismo italiano e internazionale, dal già citato Raffaello fino a Canova, confermando nel conte un committente attento e sensibile, mecenate rispettoso e generoso con gli artisti, ai quali non fece mai mancare il proprio sostegno.



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