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OPERA BUFFA - DON PASQUALE DI G.DONIZETTI

OPERA BUFFA - DON PASQUALE DI G.DONIZETTI

con la regia di M° Roberto Scandiuzzi, direzione musicale di M° Anna Brandolini e con il Coro di Città di Piazzola sul Brenta, diretto da Paolo Piana.

Don Pasquale” è un'opera buffa in tre Atti di Gaetano Donizetti. Il libretto scritto da Giovanni Ruffini (anche se firmato da Michele Accursi), è un rifacimento del libretto che Angelo Anelli (nato a Desenzano del Garda, 1º novembre 1761) scrisse nel 1810 per "Ser Marcantonio" di Stefano Pavesi. Personaggi: Don Pasquale - vecchio celibatario, basso Dottor Malatesta - amico di Don Pasquale e amicissimo di Ernesto, baritono Ernesto - nipote di Don Pasquale, amante corrisposto di Norina, tenore Norina - giovane vedova, soprano Un Notaro - basso Coro di servi e camerieri Don Pasquale è un anziano e ricco possidente che vorrebbe veder sistemato Ernesto, suo nipote e futuro erede, con una ricca e nobile zitella. Ma Ernesto ama, ricambiato, Norina, giovane vedova molto graziosa e vivace, ma dalle condizioni economiche modeste. Si rifiuta quindi di obbedire allo zio, il quale decide di diseredarlo e di prendere moglie egli stesso. Il dottor Malatesta, amico di Don Pasquale, ma ancor più di Ernesto e di Norina, ordisce un piano per aiutare i due giovani: propone a Don Pasquale come moglie, la propria sorella Sofronia, creatura bella, innocente e appena uscita dal convento (Bella siccome un angelo). Don Pasquale aderisce con gioia (Ah, un foco Insolito) e scaccia di casa Ernesto gettandolo in una profonda tristezza (Sogno soave e casto). Norina sta leggendo un libro dal quale prende lo spunto per descrivere il proprio carattere vivace e malizioso (Quel guardo il cavaliere – So anch’io la virtù magica). Malatesta la informa del suo piano e la erudisce sulla parte che reciterà (Pronta io son): sarà lei a impersonare Sofronia e a sposare Don Pasquale con una finta cerimonia di nozze, per poi portarlo alla disperazione e lasciando così i due giovani liberi di sposarsi. Ernesto disperato ed ignaro del piano di Malatesta, è deciso a trasferirsi in terre lontane (Cercherò lontana terra). Giungono poi Malatesta e Sofronia/Norina, di cui Don Pasquale subito s’invaghisce, tanto da voler concordare immediatamente il matrimonio. Il finto notaio Carlo (cugino dello stesso Malatesta) convalida il contratto di nozze, con il quale Don Pasquale cede metà dei suoi beni alla giovane moglie. Sofronia, fino ad allora timidissima e docile, muta immediatamente contegno, diviene arrogante e civetta cominciando a dilapidare i soldi e a spadroneggiare in casa terrorizzando Don Pasquale. Le spese senza freno di Sofronia/Norina che arriva a schiaffeggiare Don Pasquale e a fargli credere d’avere un amante, portano il vecchio allo sconforto. Esasperato, Don Pasquale chiede aiuto a Malatesta. Il Dottore mette al corrente Ernesto di ciò che ha ordito e lo invita, senza farsi riconoscere dallo zio, a fingere d’essere l’amante di Sofronia. Così, nel corso di una scena notturna nel giardino di casa, Ernesto canta una serenata alla finta Sofronia (Com’è gentil), poi entrambi intonano un duetto d’amore (Tornami a dir che m’ami). Intanto Don Pasquale osserva la scena insieme a Malatesta e quando Ernesto sparisce nel boschetto del giardino, i due escono allo scoperto accusando Sofronia/Norina di tradimento. Don Pasquale, esasperato, dichiara a Sofronia che la scaccerà. Ernesto, che nel frattempo si era nascosto, rientra nel giardino di casa e Don Pasquale lo accoglie a braccia aperte. Per far dispetto all'ingrata moglie è disposto a riaccettare in casa suo nipote e acconsentire a fargli sposare Norina. A quel punto gli viene rivelato il complotto ordito ai suoi danni e Don Pasquale, felice di apprendere di non essere in alcun modo legato alla diabolica Sofronia, perdona tutti (Vero non parmi! Ciel ti ringrazio!) benedicendo le nozze (Quartetto La moral di tutto questo) fra Ernesto e Norina. NOTE DI REGIA Abbiamo adattato l’azione alla magnifica struttura architettonica della Rocca che ospita l’opera. Abbiamo cercato di mettere i ragazzi in condizione di sapersi fondere, nel proprio personaggio, con il meraviglioso ambiente naturale in cui si troveranno. L’artista, oltre al lavoro vocale, deve anche saper fare suo l’ambiente nel quale andrà ad esprimere ciò che l’autore prevede. Non ci sarà nessun eccesso moderno, piuttosto un lavoro simil prosa che trasmetta una scioltezza all’artista quando, entrato nel giro del suo lavoro in teatro, dovrà confrontarsi con “la qualunque” , avendo a volte il tempo di prepararsi, ma talvolta dovendo entrare all’ultimo momento e sapersi adeguare a qualunque cosa ci sia in palcoscenico.



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