Quella porzione di una ventina di chilometri di Valdadige che sta tra il castello di Sabbionara di Avio, nel Trentino, e la Chiusa di Ceraino, nel Veneto, è conosciuta, sotto il profilo vinicolo, col nome di Terradeiforti. Il nome spiega che questa è, appunto, la terra dei forti, ossia delle fortificazioni militari costruite nei secoli dagli stati che proprio qui confinavano: Venezia contro il Tirolo, l’Italia contro l’Austria. Ce ne sono parecchi, di castelli, sulle balze del monte Baldo e dei Lessini, le catene montuose che chiudono la vallata nella quale scorre il fiume Adige. Su quei dirupi e nei vigneti vallivi si sono salvate antichissime varietà di vite, come l’enantio e il casetta (che in zona è noto anche come foja tonda, per distinguere la sua foglia tondeggiante da quella dell’altro vitigno, che è invece frastagliata). Sono viti lambrusche, ossia provenienti dai boschi. Viti selvatiche, addomesticate chissà quando dall’uomo. Offrono vini rossi dal carattere antico: mi piace il loro sapore di frutti maturi e di pepe.
Angelo Peretti
