Un tempo erano le torbiere a spingere gli uomini ad avventurarsi lungo la dorsale morenica. La fatica e non la bellezza attendeva i visitatori, pala in spalla, in cerca di un misero guadagno. Oggi l’itinerario è meno selvaggio ma di certo più ameno, con un avvicinamento accompagnato dagli squarci d’azzurro offerti dalla terrazza naturale di Puegnago. Pioppi, salici e robinie introducono ai tre specchi d’acqua comunicanti che prendono il nome di laghi di Sovenigo. Canneti accarezzati dalla brezza fanno compagnia a un tappeto di fiori di loto, specie introdotta artificialmente nella metàdegli anni Settanta. Un paesaggio che ricorda la Valtenesi delle origini, con i suoi verdi declivi. Torrenti, paludi, rivi e polle creavano una rete capillare che dalle colline scendeva fino alle spiagge. Quando poi i laghi di Sovenigo si fanno scenario struggente per il passo degli uccelli e le corse degli scoiattoli, la visita si fa esperienza dell’anima. Come il fiore che di questo angolo di natura è divenuto il simbolo.
Anna Dolci
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